Ripristinare tempestivamente la perfusione miocardica a seguito di un infarto miocardico con innalzamento del segmento ST (STEMI) è il modo più efficace per ridurre le dimensioni finali dell'infarto e rendere più favorevole l'esito clinico. Tuttavia, i dati sperimentali e clinici hanno dimostrato che la riperfusione, di per sé, può avere effetti dannosi: la prevenzione dei "danni da riperfusione miocardica" è stata identificata come uno degli obiettivi della cardioprotezione. L'idrogeno molecolare (H2) è il gas più leggero e l'elemento chimico più abbondante nell'universo. Recenti studi hanno dimostrato che l'H2 è un potente agente antiossidante, antiapoptotico e antinfiammatorio e può quindi avere potenziali applicazioni mediche in cellule, tessuti e organi.
I vantaggi antiossidanti dell'idrogeno molecolare comprendono, oltre a un'elevata penetrazione nella bio-membrana e una capacità di diffusione intracellulare che gli consentono di raggiungere compartimenti subcellulari come i mitocondri, anche l'eliminazione selettiva del deleterio radicale idrossile, con conseguente preservazione di altre specie reattive di ossigeno e azoto importanti per la normale regolazione dei segnali. L'efficacia dell'idrogeno molecolare per la prevenzione e il trattamento di varie malattie, con condizioni patologiche sottostanti di danno da ischemia-riperfusione, è stata riportata da numerosi studi clinici e non.
Studi preliminari hanno dimostrato che l'inalazione di gas H2 ha ridotto le dimensioni dell'infarto e attenuato il rimodellamento avverso del ventricolo sinistro (LV) in un modello di ratto, mentre un recente studio clinico di fase I in Giappone ha dimostrato che l'inalazione di H2 durante gli interventi coronarici percutanei primari (pPCI) è fattibile e sicura e può anche promuovere il rimodellamento inverso del ventricolo sinistro.
Secondariamente, il progetto si propone di stimare la concentrazione di troponine cardiache, CK-MB/CK e peptidi natriuretici dopo la pPCI; l'incidenza di risoluzione ≥70% del sopraslivellamento del segmento ST un'ora dopo la pPCI; la variazione precoce della LVEF al giorno 4; il volume telediastolico LV a 3 mesi; le dimensioni della MI mediante risonanza magnetica cardiaca a 4 giorni dopo la pPCI e a 6 mesi; il tasso di riospedalizzazione per motivi cardiovascolari; il rischio di morte cardiovascolare, insufficienza cardiaca e shock cardiogeno a 6 mesi.