Un nuovo indice epidemiologico per la trasmissione di SARS-CoV-2
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Un nuovo indice epidemiologico per la trasmissione di SARS-CoV-2

31 maggio 2021

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Dall'inizio della pandemia di COVID-19, il concetto di numero di riproduzione (R) è diventato ampiamente diffuso e utilizzato ben al di fuori della comunità epidemiologica da cui ha avuto origine. Un fatto meno noto sui numeri di riproduzione è che si riferiscono all'evoluzione temporale a lungo termine di un'epidemia, il che significa che il loro valore determina se un dato agente patogeno alla fine si stabilirà come endemico nella comunità (R > 1) o scomparirà da essa (R < 1), senza in generale fornire indicazioni sulle dinamiche di trasmissione della malattia nel breve periodo.

Questa osservazione ha rappresentato il punto di partenza dello studio The epidemicity index of recurrent SARS-CoV-2 infections, appena pubblicato su Nature Communications e realizzato dai ricercatori del Politecnico di Milano Lorenzo Mari, Renato Casagrandi, Stefano Miccoli e Marino Gatto, in collaborazione con colleghi dell'Università Ca’ Foscari di Venezia, dell'Università di Padova e dell'École Polytechnique Fédérale de Lausanne. L’articolo propone una nuova metrica, l'indice di epidemicità (e), che integra la definizione standard di numero di riproduzione identificando le condizioni (e > 0) per le quali possono verificarsi ondate epidemiche transitorie anche se R < 1.

Utilizzando un modello spazialmente esplicito di trasmissione di SARS-CoV-2 applicato ai primi mesi della pandemia in Italia, i ricercatori hanno dimostrato che il numero di riproduzione è rimasto al di sotto di uno per almeno quattro mesi (aprile-luglio 2020), mentre allo stesso tempo l’indice di epidemicità è rimasto positivo, consentendo la ricorrenza di focolai di infezione ben prima della grande ripresa dell'epidemia osservata in autunno.

Queste osservazioni suggeriscono che il numero di riproduzione, un fondamentale indicatore diagnostico a lungo termine, può avere scarso potere prognostico nel breve periodo quando il suo valore è inferiore a uno. I ricercatori del Politecnico e i loro collaboratori concludono che l'aggiunta dell'indice di epidemicità alla cassetta degli attrezzi degli epidemiologi quantitativi potrà aiutare a identificare misure efficaci per il controllo della malattia sia a breve che a lungo termine.